L’olfatto del Vintage 2010, dunque, è estremamente identitario, ma non è certo questo a sorprendere. No. È, invece, il livello di questo champagne: dopo i vertici del Vintage 2008 ti aspettavi uno, forse due passi indietro, invece qui c’è tanta bella materia. È un naso pieno e concentrato, ma anche raffinato, nel quale i cardini DP (mineralità, spunti fumé, frutto) si accompagnano a una freschezza che sembra legata alla salvia, a note floreali e a ricordi tropicali di mango non maturo. A proposito di maturità, non direi che è un naso maturo, no, piuttosto parlerei di naso perfettamente compiuto. Più difficile da ‘leggere’ la bocca, a mio avviso. Non è vellutata, ma carnosa, vivacizzata dalla solita bollicina magistrale. Il primo sorso ti spiazza, il secondo ti avvolge e ti rivela il grande Chardonnay sul quale è stato sviluppato questo Vintage 2010. La gustativa è solida e tonica, intensamente agrumata (più sul rosso che sul giallo) e non meno intensamente minerale. È generosa e decisa, molto persistente, ha ricordi speziati e una salinità che cresce fino a permeare il finale. E che lunghezza! Già, ecco l’altra sorpresa di questo Vintage 2010, l’ostinazione palatale dopo la deglutizione: non ti molla proprio. Anche in questo caso vorrei parlare di compiutezza e non di maturità. E di soddisfazione. Nel senso che non è uno champagne appagante (che potrebbe far pensare a saturazione di gusto), ma uno che piace nella sua complessità e nella sua pienezza. Nel pieno rispetto dell’eleganza DP. E non manca quella giusta, piacevole vena amaricante che ne favorisce pure l’accostamento gastronomico. Insomma, una sorpresa.